domenica 19 febbraio 2012

Picco del Petrolio, la previsione di Campbell

Nel maggio 1998 sul N°357 della prestigiosa rivista scientifica “Scientific American” (edizione italiana “Le Scienze”), venne pubblicato un articolo dal titolo: “Prevenire la prossima crisi petrolifera”. Gli autori Colin J. Campbell e Jean H. Laherrère, venivano così descritti: 

COLIN J. CAMPBELL e JEAN H. LAHERRÈRE lavorano nell'industria petrolifera da oltre 40 anni (nel 1998 n.d.r.). Laureatosi in geologia all'Università di Oxford, Campbell ha lavorato alla Texaco come geologo prospettore e quindi alla Amoco come geologo capo in Ecuador. I suoi studi sulle tendenze della produzione globale di petrolio hanno condotto alla pubblicazione di due libri e numerosi articoli. I lavori di Laherrère hanno contribuito alla scoperta del più imponente campo petrolifero africano. Per conto della Total è stato sovrintendente generale alle tecniche di esplorazione. Entrambi sono membri della Petroconsultants di Ginevra.

La rivista presentava l’articolo in questo modo:

Gli autori del primo articolo di questo speciale giungono alla conclusione secondo cui, prima della fine del prossimo decennio, la curva che descrive l'andamento della produzione mondiale di petrolio avrà il suo massimo, inizio di un irreversibile declino. Questi analisti si basano su un'impressionante raccolta di statistiche per dare consistenza alle proprie previsioni. Se hanno ragione, il mondo dovrà attrezzarsi al più presto per scongiurare l'impennata dei prezzi, la recessione e le instabilità politiche che le «strette» dell'approvvigionamento di petrolio hanno già storicamente provocato.



QUELLI CHE SEGUONO SONO BREVI ESTRATTI DELL’ARTICOLO DA LORO SCRITTO:


Negli anni novanta le compagnie petrolifere hanno scoperto in media 7 Gbo all'anno; nel 1997 hanno estratto una quantità di petrolio oltre tre volte superiore. Tuttavia le cifre ufficiali non indicavano che le riserve accertate erano diminuite di 16 Gbo, come ci si  sarebbe dovuto aspettare, ma che erano addirittura aumentate di 11 Gbo. Questo perché decine di governi hanno scelto di non riferire il declino delle loro riserve, forse per migliorare le proprie quotazioni politiche e non perdere la capacità di ottenere prestiti. Un'altra causa della vantata espansione delle riserve risiede nelle revisioni: le compagnie petrolifere hanno sostituito con cifre più alte le precedenti stime delle riserve rimaste in molti campi. Per la maggior parte degli scopi, queste variazioni non danno problemi, ma le previsioni estrapolate dai dati pubblicati risultano seriamente distorte. Per valutare con accuratezza quanto petrolio si potrà scoprire in futuro, occorre retrodatare ogni revisione all'anno a cui risale la scoperta del campo, e non all'anno in cui una compagnia o un governo ha corretto una stima precedente. Facendo ciò si vede come le scoperte complessive abbiano raggiunto il massimo all'inizio degli anni sessanta, e da allora abbiano continuato uniformemente a decadere. Estendendo questa tendenza fino a zero, possiamo ottenere una buona previsione di quanto petrolio riuscirà presumibilmente a recuperare l'industria. Abbiamo utilizzato altri metodi per stimare la quantità definitiva di petrolio convenzionale per ogni paese (si veda la finestra alle pagine 82-83), e calcoliamo che l'industria petrolifera sia in grado di estrarre ancora 1000 miliardi di barili di petrolio convenzionale. Questo numero, anche se molto grande, corrisponde a poco più degli 800 miliardi di barili che già sono stati estratti. L'investimento di una maggiore quantità di denaro nell'esplorazione petrolifera non potrebbe modificare di molto questa situazione. Quando il prezzo del greggio ha raggiunto il massimo di tutti i tempi, all'inizio degli anni ottanta, i ricercatori hanno sviluppato nuove tecniche per la scoperta e l'estrazione del petrolio, e hanno cercato nuovi campi, trovandone molto pochi: il tasso con cui si sono avute nuove scoperte ha continuato il suo declino senza interruzioni.

PREVEDERE L'INEVITABILE
Prevedere quando la produzione del petrolio cesserà di crescere è piuttosto immediato qualora si disponga di una buona stima di quanto petrolio sia rimasto da estrarre. Noi applichiamo semplicemente un raffinamento di una tecnica pubblicata per la prima volta nel 1956 da M. King Hubbert. Questi osservava come, in una qualunque vasta regione, l'estrazione non regolamentata di una risorsa finita descriva una curva a campana, il cui massimo è situato in corrispondenza del momento in cui metà della risorsa è già stata prelevata. Per dimostrare la sua teoria, Hubbert adattò una curva a campana alle statistiche di produzione e fece la previsione secondo cui la produzione di greggio negli Stati Uniti (esclusa l'Alaska) sarebbe cresciuta per altri 13 anni e avrebbe avuto un massimo  nel 1969 (con margine di errore di un anno in più o in meno). I fatti gli hanno dato ragione: la produzione ha avuto il suo picco nel 1970 e da allora ha continuato a seguire le curve di Hubbert, a meno di deviazioni di importanza secondaria

Il flusso di petrolio da molte altre regioni, come i paesi dell'ex Unione Sovietica e l'insieme di tutti i produttori al di fuori del Medio Oriente, ha pure fedelmente seguito le curve di Hubbert. Il quadro globale è più complicato, dato che i membri mediorientali dell'OPEC hanno deliberatamente limitato le loro esportazioni negli anni settanta, mentre in altre nazioni la produzione proseguiva a pieno ritmo. La nostra analisi rivela che molti tra i maggiori produttori, tra cui la Norvegia e il Regno Unito, raggiungeranno il picco intorno al volgere del millennio, a meno che non regolino drasticamente la loro produzione.
Intorno al 2002 il mondo dipenderà quindi interamente dai paesi del Medio Oriente, e in particolare dai cinque intorno al Golfo Persico (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti), per colmare la disparità tra un'offerta in diminuzione e una domanda in crescita. Ma quando circa 900 Gbo saranno stati consumati, la produzione dovrà iniziare a declinare. A meno che non si verifichi una recessione globale, pare plausibile che la produzione di petrolio convenzionale avrà il massimo tra il 2000 e il 2010. Fatto forse sorprendente, questa previsione non si sposta di molto anche nel caso in cui le nostre stime si rivelino di qualche centinaio di miliardi di barili in difetto o in eccesso

Alla luce della crisi Energetica in atto, l'articolo risulta essere quasi profetico, soprattutto se confrontato con il precedente Post:



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